Una storia d’amore
Antonio Prata nasce nel 1896 e comincia la sua attività sin da bambino
“Gli piaceva fare il fabbro perché secondo lui era un lavoro più maschio, più forte”,
come racconta il nipote Pierluigi.
Plasmare il ferro, imporsi su questo metallo così freddo, duro, faticoso anche da manipolare, se non a caldo: per Antonio Prata la scintilla della passione è scattata subito e così ancora bambino, Antonio va ad imparare il mestiere in una bottega della provincia tra Bologna e Ferrara, dove in seguito scatterà un’altra scintilla: quella dell’amore per la donna che sarebbe diventata sua moglie. Ma questa è un’altra storia…
La Storia invece va avanti e ci porta ai primi del Novecento, anni in cui Antonio Prata lavora come operaio a Bologna, nella migliore bottega di ferro battuto della città, dove si distingue subito per talento e capacità.
Salvato dal suo martello…
Scoppia la Prima Guerra Mondiale e Antonio è arruolato nel Genio, dove in una piccola bottega da campo fa il maniscalco per ferrare cavalli, muli e somari e per diletto crea rose, calamai, forgia oggetti recuperando e trasformando reperti bellici. Si fa notare così dai suoi superiori, riuscendo a superare la Guerra solo con una ferita lieve ad un braccio.
… Benedetto da un futuro Papa
In ospedale a Gorizia dove Antonio è ricoverato, fa spesso visita agli ammalati per benedire e dire Messa un prete con cui il soldato Prata stringe amicizia. Questo prete, buon amico di Antonio, in futuro diventerà il “Papa buono”: Papa Giovanni, al quale Antonio dedicherà un bellissimo ritratto a sbalzo su lastra di lamiera. Terminata la guerra e ripreso il lavoro Antonio sceglie di aprire una bottega tutta sua, in via San Petronio Vecchio, che gestirà per circa quindici anni.
Di padre… in figlio
Nel 1927 nasce Giancarlo e Antonio trasferisce la bottega in via Caldarese. Siamo all’inizio degli anni Trenta e sull’onda della ripresa economica nazionale, inizia un periodo d’attività intensa e ricca di soddisfazioni: sfarzose opere realizzate per illustri famiglie della nobiltà locale, come ad esempio la pregiata cancellata di Villa Gazzoni, impreziosita con fusioni di Putti in oro, ispirata a San Petronio.
Giancarlo intanto alterna all’apprendistato nella bottega del padre la formazione presso la Regia Scuola, che formò anche i celebri Cleto Tomba e Ilario Rossi e dove suo padre insegnava.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale le cantine della bottega diventano rifugio antiaereo e la famiglia Prata viene sfollata a Crevalcore, dove Antonio continua a lavorare per conto di un fabbro locale. Qui, da vero pioniere del riciclo, anche se in realtà costretto dalla mancanza di materia prima, Antonio recupera un pezzo di lamiera di un camion militare comincia a lavorare ad una delle sue opere più importanti: Adamo ed Eva.
Tanti progetti ma soprattutto una passione unica
Tutti i settecento lampioni della Repubblica di San Marino,
i lampioni di via D’Azeglio a Bologna, strutture (cancellate, bacheche) per chiese, tra le più importanti, anche San Petronio. E sempre a Bologna, in via Tagliapietre la teca che ospita la statua di Santa Rita e ancora opere anche per aziende e per famiglie illustri della borghesia e dell’industria bolognese, l’attività di Antonio Prata si fa sempre più intensa, apprezzata e prestigiosa, anche attraverso collaborazioni con noti architetti e professionisti.
Una passione e una professionalità, la sua, testimoniata dall’attenzione e dal rispetto per la memoria storica della famiglia: spesso, infatti, quando viene commissionato un lavoro, il signor Prata ne esegue due esemplari, uno dei quali conservato poi in bottega per le generazioni future.
Una vita da Maestro, un Maestro di vita
Il lavoro cresce, le commesse aumentano e una sola bottega non basta più. Antonio quindi decide di aprire una seconda bottega in via Cherubini, al tempo in “aperta campagna”, che affida in gestione a suo figlio supportato da alcuni tra i più bravi operai. Alla nuova bottega arrivano commissioni importanti da Roma: scalinate per numerosi alberghi tra i più prestigiosi della Capitale, tra cui il Residence Palace, ai Parioli, il Continental, in via Archimede.
Durante questo periodo, che vede protagonista la ripresa economica dell’Italia
sono commissionati inoltre progetti anche da parte di alcuni politici di spicco, per le proprie residenze private: scale e finiture di grande pregio.
Passano gli anni e la terza generazione Prata si affaccia sul panorama dell’artigianato bolognese: il giovane Pierluigi segue le orme del nonno e viene formato professionalmente proprio dallo stesso Antonio. La Bottega continua a produrre oggetti di qualità eccelsa, Pierluigi lavora fianco a fianco ad architetti e designer, che vedono in lui l’abilità e l’estro che arricchiscono i loro progetti di quella “umanità” che le produzioni industriali non riescono a garantire; non è casuale quindi la recente nomina a Presidente CNA regionale per l’artigianato artistico.
“Lui prendeva una foglia portata sull’uscio della bottega dal vento autunnale” – riporta Pierluigi – “e per insegnarmi quest’arte ne faceva un’esatta copia in ferro. Vedendo con quale abilità forgiava il metallo io restavo a bocca aperta e già mi innamoravo di questo lavoro, già lo sentivo mio, sin da molto piccolo”.
Un padre, un nonno, ma soprattutto un Maestro di lavoro e di vita che ha seguito la sua amata bottega fino a 90 anni,
e che con le sue opere e le sue esperienze è stato e sarà un esempio per le generazioni a venire. Antonio Prata si spegne nel 1994 a 98 anni, lasciandoci un’ultima e preziosa lezione di vita: l’amore per la famiglia e la passione per il proprio lavoro donano una vita lunga e ricca di soddisfazioni.
Pierluigi Prata è nell’Albo d’oro di MaestroDarteMestiere.it